I videogiochi, per ciò che riguarda le scommesse e non solo, sono ora considerati attività sportive. Lo ha deciso ufficialmente il Comitato internazionale olimpico (CIO). Insomma, gli e-sports possono ora essere considerati delle vere e proprie discipline agonistiche.
Si cita testualmente:
Gli e-sports competitivi possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si preparano e allenano con un’intensità che può essere paragonata a quella degli atleti delle discipline tradizionali.
Non si aprono quindi al momento solo delle nuove prospettive per ciò che concerne il mondo delle scommesse, ma anche quello, assurdamente (ma non troppo) relativo alle attività olimpiche. La decisione, con molta probabilità, è giunta dopo aver analizzato l’impatto del fenomeno videogame sul mercato generale degli investimenti. Se si pensa che almeno 300 milioni di persone giochino tra abituali e non e che il giro di affari attorno agli stesi tocca gli oltre 600 milioni di euro tra diritti di trasmissione, sponsor e biglietti per seguire gli eventi relativi… non stupisce che si sia voluto includere gli stessi nelle attività agonistiche.
Perché questo primo passo ora? Per mettere dei paletti e delle limitazioni che consentano all’attività di essere regolamentata in modo corretto. Va detto: non è una decisione presa con leggerezza e non è tra le più benvolute della CIO secondo esperti e psicologi. Ma si tratta di un fenomeno che non può essere tralasciato. E se è la sedentarietà a spaventare attenzione: molte piattaforme prevedono specifici giochi che si basano sui movimenti… si tratterebbe di un problema di selezione. Detto ciò… scommettete che c’è chi è già pronto a scommettere?