Addio al Totocalcio, arriva il “prodotto unico”

di Valentina Cervelli Commenta

L’addio al Totocalcio ed alla sua schedina, da questo mese, fanno emotivamente male, anche se non si può negare che rispetto al passato questo gioco che per tanto tempo ha fatto sognare tutti gli italiani con il suo “13” di certo era caduto in popolarità rispetto ad altre scommesse calcistiche.

Torniamo indietro nel tempo: la schedina è stata ideata nel 1946 da Massimo Della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo ed ancora non si chiamava Totocalcio, nome che assunse solo nel 1948 quando passò nelle mani del Monopolio di Stato. Nella sua versione originaria essa richiedeva il pronostico di 12 partite. La tredicesima fu aggiunta a partire dal ventesimo concorso della stagione 1950-1951 e una quattordicesima nel 2003 nel tentativo forse di risollevare un gioco di scommesse che non riusciva più ad attirare gli italiani.

La storia ci insegna che il montepremi più alto mai registrato in questo gioco fu di 34 470 967 370 lire in occasione del concorso n. 17 del 5 dicembre 1993 sebbene nello specifico poi i premi singoli furono decisamente più bassi: i 1 472 “tredici” vinsero infatti poco meno di 12 milioni di lire ciascuno. Il 7 novembre, sempre del 1993, venne registrata la vincita più alta in assoluto i tre 13 presero 5 miliardi di lire circa ciascuno.  Quel che molti non sanno è che nel corso di tutta la sua vita il Totocalcio, con le sue puntate, ha aiutato a finanziare le attività del CONI, motivo per il quale l’associazione decise di premiare nell’aprile del 1997  il concorso per i suoi 50 anni con la  Stella d’oro al merito sportivo.

Insomma, si è trattato di una vita non molto lunga forse per il Totocalcio, ma di certo non priva di emozioni.

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