Olimpiade di Vancouver, hockey: Canada e Stati Uniti si giocano l’oro

di Redazione Commenta

 Nell’ultima giornata delle Olimpiadi di Vancouver non potevamo dimenticarci dell’hockey su ghiaccio. Dopo aver dovuto salutare la Nhl – che riprenderà domani con la regular season sospesa per i XXI Giochi Olimpidi invernali – torniamo a parlare di hockey offrendo la quotazione per la finalissima maschile. Come avevamo pronosticato in tempi non sospetti (ben oltre l’inizio dell’Olimpiade) a contendersi la medaglia d’oro ci sono i padroni di casa del Canada e gli Stati Uniti. Quando avevamo assistito ai sorteggi – ammettiamolo – ci siamo meravigliati che le due formazioni più accreditate per la vittoria si fossero ritrovate subito di fronte nel Gruppo A del round robin. Gli Stati Uniti si sono qualificati ai playoff come capolista, avendo vinto 3 match su 3, mentre il Canada ha dovuto prima passare dalle forche caudine degli ottavi di finale, essendosi qualificata come seconda. Nel girone eliminatorio gli States hanno segnato 14 reti, battendo 3-1 la Svizzera, 6-1 la Norvegia e 5-3 il Canada. Per i canadesi stessi gol segnati (ma 2 in più subiti) con vittorie sulla Norvegia (8-0) e sulla Svizzera (3-2). Agli ottavi di finale il Canada ha battuto la Germania (8-2) per poi ritrovarsi di fronte ai quarti la temibile Russia, liquidata 7-3. In semifinale i padroni di casa hanno faticato, superando la Slovacchia per 3-2. Più facile il cammino playoff degli Stati Uniti, entrati solo dai quarti di finale in virtù della prima posizione nel girone. Gli States hanno prima battuto la Svizzera (già affrontata e superata nel round robin) per 2-0 e poi la Finlandia con un devastante 6-1. Nonostante la differenza di potenziale, però, gli allibratori sono certi che il Canada non potrà fallire in finale e bancano il successo locale a 1,80, mentre gli Stati Uniti sono dati a 3,20. Certo, a Vancouver si dice che “l’hockey è il Canada e il Canada è l’hockey”, ma gli States venderanno cara la pelle. E se possiamo sbilanciarsi, noi confermiamo la fiducia agli USA. Come avevamo già suggerito qualche tempo fa.

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